Corso di Primo livello base Sett/Ott 2015: seconda parte




Gli obiettivi, fino al gran finale!



Dopo aver spiegato gli elementi principali che servono ad ottenere un immagine fotografica impressa su un supporto, che sia pellicola o sensore digitale, e cioè, diaframma, tempo di posa e sensibilità iso, la prima parte di questo racconto cronologico del corso di primo livello base Sett/Ott 2015 si è conclusa con l'esposimetro e la coppia tempo/diaframma o valore esposimetrico EV.
Ora si riparte dagli obiettivi.


Di fatto si è arrivati alla quinta lezione, ultima dedicata alla parte tecnica prima della grande verifica (anche se la vera verifica i ragazzi l'hanno avuto lungo tutte le lezioni precedenti con i temi loro assegnati e che hanno dovuto svolgere durante la pausa settimanale tra una lezione e l'altra).

Parliamo dell'occhio della macchina fotografica!

Ma qual'è l'occhio della nostra macchina fotografica? l'obiettivo (o ottica)



Gli obiettivi fotografici sono i “nostri occhi” quando scattiamo una fotografia. E' grazie alla loro qualità che una fotografia può fare la differenza. 
L'immagine, “trasportata” dalla luce fin sul piano pellicola, passando attraverso la serie di lenti (che variano per numero a seconda del modello) contenute all'interno del “bussolotto” (obiettivo), “esprime” le sue potenzialità in funzione della qualità della lente stessa. Fattori come l'incisione il contrasto o la definizione dell'immagine, sono determinati dalla qualità dell'obiettivo che rappresenta una parte molto importante, per non dire fondamentale, sulla resa finale.
Pensateci quando acquistate una macchina fotografica: non è il corpo, con tutti i suoi marchingegni tecnologici a fare la foto, ma l'obiettivo.
Ne esistono di numerose marche, che ne producono i più svariati modelli; tutti più meno buoni, alcuni di assoluta qualità.

Gli obiettivi fotografici si dividono in tre categorie principali: il normale, il grandangolo e il teleobiettivo; poi esistono delle sotto-categorie costituite da una serie di obiettivi detti “speciali” come i super grandangolari (fisheye), o i lungo fuoco (maggiormente indicati per il ritratto).
La lunghezza focale di un obiettivo si misura in millimetri e questa può essere fissa, cioè l'unica misura possibile per quell'obiettivo (ad es 50mm), oppure può variare con un'escursione ottica che va da grandangolo a teleobiettivo, oppure da normale a teleobiettivo, da grandangolo a normale (le combinazioni sono tantissime), in unico obiettivo notoriamente conosciuto come zoom.
Per identificare al meglio le tre principali categorie, grandangolo, normale e tele, possiamo dire che:

è considerato grandangolo un obiettivo in cui la lunghezza focale è inferiore ai 35mm
è considerato normale un obiettivo in cui la lunghezza focale è compresa tra 35mm e 60mm
è considerato teleobiettivo un obiettivo in cui la lunghezza focale è superiore ai 60mm.

E' bene specificare che questa scala di valori si riferisce a tutte quelle macchine fotografiche comunemente dette formato Leica, ossia le reflex, le compatte, le fotocamere a telemetro (etc), sia in pellicola che digitali.
Per le macchine di formato superiore, come le medie formato (6x6cm; 4,5x6cm; 6x7cm; etc etc) o il banco ottico (9x12cm; 20x25cm), la lunghezza focale, indipendentemente che sia un grandangolo, un normale o un tele, aumenta con l'aumentare della diagonale del formato stesso.
Ecco una scala di valori dei vari formati di macchine fotografiche con la rispettiva lunghezza focale dell'obiettivo normale (il grandangolo e il tele aumentano in proporzione).




In sostanza, più è grande il formato della macchina che utilizziamo, maggiore sarà la lunghezza focale riferita al grandangolo, al normale, al tele.
Vediamo in dettagli le tre categorie di obiettivi:

Il grandangolo è un obiettivo che ha una lunghezza focale minore ma un angolo di campo maggiore rispetto al normale o ai tele. L'angolo di campo varia dai 60° agli 80° a seconda del tipo di lunghezza focale. La caratteristica principale di questo tipo di obiettivi è la loro capacità di fotografare ampi campi visivi ma sono soggetti alla deformazione delle linee cadenti a causa della prospettiva che, nelle foto, risulterà falsata rispetto alla realtà. Anche questi (come i normali), sono di solito obiettivi molto luminosi e permettono di avere una grande profondità di campo.




obiettivo 18mm
I grandangoli più comuni sono il 24mm e il 28mm, utilizzati soprattutto nella fotografia di paesaggio mentre il 35mm è definita l'ottica per eccellenza da molti reportagisti.

obiettivo 35mm
obiettivo 28mm




Nel nostro esercizio in studio abbiamo evidenziato le varie differenze tra grandangoli di diversa lunghezza focale ponendo l'accento sulla profondità di campo che, ricordiamo per i meno attenti, è maggiore man mano che la lunghezza focale diminuisce. Dalle tre foto si può benissimo vedere come l'angolo di campo visivo (inquadratura) aumenta con il diminuire della lunghezza focale. Questo è un aspetto molto importante quando si deve scegliere quale ottica acquistare, a seconda di ciò che vogliamo fotografare.

Il teleobiettivo è un obiettivo che ha la capacità di ingrandire il soggetto da fotografare permettendo riprese anche a grande distanza (a seconda della lunghezza focale). La sua lunghezza focale è maggiore rispetto al normale o al grandangolo e di conseguenza ha un angolo di campo molto limitato. Questo varia dai 20° ai 5° e nei super-tele è addirittura inferiore. Possiede una scarsa profondità di campo anche a diaframmi molto chiusi dovuto al fatto che il fattore di ingrandimento comporta lo schiacciamento del campo visivo avvicinando i soggetti e riducendo le distanze. I teleobiettivi sono in gran parte poco luminosi (di solito f 5,6) tranne nei casi in cui la qualità è molto alta - allora si possono trovare anche tele con luminosità di f 2,8 o f 2 - così come il prezzo di acquisto. 


obiettivo 300mm

obiettivo 200mm
obiettivo 85mm












L'esercizio evidenzia come il campo visivo si restringe man mano che la focale aumenta: senza modificare l'inquadratura, nella foto con il tele molto "spinto" (il 300mm) il taglio della modella è molto ridotto rispetto allo scatto realizzato con l'85mm in cui si vede interamente anche il manichino sullo sfondo.
In questo caso la profondità di campo diminuisce con l'aumentare della lunghezza focale.


Il 50mm o normale possiede un angolo di campo (la zona inquadrata) intorno ai 43°/ 45° e la sua luminosità varia da f1,4 a f1,7. Esistono dei 50mm più luminosi ed alcuni modelli hanno la funzione macro (presente anche in altri tipi di obiettivi), cioè la capacità di mettere a fuoco il soggetto anche a distanze molto ridotte (macro-fotografia). 
La lunghezza in millimetri del normale corrisponde (grossomodo) alla diagonale del fotogramma ed è differente a seconda del formato della macchina fotografica.
Per il formato Leica (35mm o 135mm), che hanno pellicole di formato 24x36cm, il normale è appunto il 50mm (la lunghezza corretta sarebbe il 43mm), mentre per il medio formato (che utilizzano pellicole di formato 4,5x6cm; 6x6cm) il normale è l'80mm (in realtà sarebbe il 75mm). Più è grande il formato della pellicola (o sensore nel digitale, ma qui il discorso è leggermente diverso e andrà approfondito in seguito), maggiore sarà la misura del normale.


foto Margherita Mazza es sugli obiettivi


Gli zoom, al contrario delle ottiche fisse, hanno la caratteristica di avere la lunghezza focale che varia nel medesimo obiettivo. Cioè, in un solo apparecchio possiamo trovare diverse lunghezze focali che possono andare da grandangolo a tele (nei casi più spinti) oppure da lungo fuoco a super tele, da grandangolo a lungo fuoco, etc etc. Le combinazioni sono molteplici: inutile menzionarle tutte. 
Zoom 70/210 mm
Questo tipo di obiettivo è molto utile se non si vuole portare con se tutta una serie infinita di obiettivi, quando si esce fuori per scattare. La sua comodità è indiscutibile però, come sempre accade, c'è un rovescio della medaglia: le ottiche fisse sono di qualità maggiore, rispetto agli zoom, e un fotografo "esperto" questo lo sa bene. 
C'è da dire che la tecnologia, in tal senso, ha fatto passi da giganti e le case costruttrici oggi offrono degli zoom di altissima qualità (con prezzi non sempre accessibili, a onor del vero) utilizzati anche dai migliori professionisti del settore. 
La luminosità degli zoom varia a seconda del modello. I più diffusi zoom in commercio hanno una doppia luminositàuna per la lunghezza focale minima, l'altra per la lunghezza focale massima. Nella "carta di identità" (sul fronte della lente) di uno zoom 70-210mm, troviamo scritto (ad es): f 3,5/5,6. Questo sta a significare che per la lunghezza focale minima - 70mm - l'apertura massima è di f3,5, mentre per la lunghezza focale massima - 210mm - l'apertura massima di diaframma è di f 5,6. Questo può comportare enormi svantaggi se ci troviamo a scattare in condizioni di scarsa luce.
Naturalmente esistono anche zoom (nel caso di quelli di maggiore qualità) che possiedono una luminosità fissa per tutte le lunghezze focali: il vantaggio è enorme, sia in termini di praticità che di qualità, ma anche in questo caso è il prezzo di acquisto a fare la differenza.

La lezione sugli obiettivi chiude il ciclo dedicato alla tecnica di base e la verifica a cui abbiamo dedicato la sesta lezione è stato un momento produttivo e al tempo stesso divertente.
I ragazzi sono stati divisi in due gruppi: squadra A e squadra B 
Le due squadre si sono sfidate a colpi di risposte ad un questionario con le domande sugli argomenti affrontati nelle lezioni sulla tecnica.
Per dovere di cronaca vi devo dire che la squadra A ha battuto la B per 21 a 18! Ma risultato a parte, tutti si sono dimostrati preparati e soprattutto coscienti delle potenzialità della loro macchina fotografica e di come utilizzarle.

Come diciamo sempre, la fotografia digitale (come l'analogica dopotutto) non può prescindere dalla fase di post-produzione successiva allo scatto. Per questo che la settima lezione è dedicata (da programma) al digitale.
Cominciamo a chiederci: ma come funziona il digitale? come si crea un'immagine sul sensore? che cosa è un sensore?
Domande interessanti alle quali non sempre seguono risposte esaurienti.






Il sensore della macchina fotografica è un dispositivo capace di trasformare la luce in un segnale elettrico, digitale appunto.

La funzione del sensore è la stessa della pellicola: imprimere un immagine su di un supporto ma al contrario della pellicola, che utilizza i sali d'argento, il sensore possiede dei fotodiodi che trasformano, attraverso un calcolo matematico, la luce dell'immagine scattata in un segnale elettrico che viene registrata su un supporto di memoria, una scheda, o memory card
Oltre ai fotodiodi nel sensore troviamo i pixel che determinano la risoluzione della nostra immagine fotografica: maggiore sarà la quantità di pixel nel sensore, maggiore la qualità dell'immagine. Ma un alto numero di pixel comporta diverse controindicazioni: prima tra tutte, la "pesantezza" del file (immagine fotografica) in termini di megabyte e una maggiore lentezza nel trasferimento dei dati (file) dal processore immagini al supporto di memoria (la memory card o il computer). 
Spesso però fotocamere con un alto numero di pixel hanno una qualità inferiore rispetto ad altre con meno pixel. Verrebbe da chiedersi come sia possibile: è presto detto. 
E' a causa della dimensione dei fotodiodi che quando sono di dimensioni superiori agli standard (solitamente 4,5 micron), registrano immagini di altissima qualità pur avendo un numero limitato di pixel. 

Esistono in commercio due tecnologie di sensori: CCD e Cmos, più una terza categoria di sensori chiamata Foveon che è costituita da un sensore che ne ingloba tre sovrapposti ognuno sensibile ad un colore primario (rosso oppure verde oppure blu, l'RGB) e trasparente agli altri due. Questo tipo di sensore, utilizzato soltanto in poche fotocamere, tenta di ricreare in questo modo gli strati sensibili ai colori primari presenti nella pellicola a colori.

Ma parlando in termini di qualità, è la dimensione del sensore a fare la differenza.
I sensori sono di vario formato: nelle fotocamere più economiche il più diffuso è il formato 4:3 che corrisponde alla misura di 17,3x13mm; poi ci sono i formati APS-C e APS-H con misure che variano tra i 22,14x14,8mm ai 28,1x18,7mm. Questi sensori sono presenti anche in fotocamere professionali di fascia molto costosa in quanto sono costruiti con le migliori tecnologie ed hanno al loro interno dei fotodiodi più grandi degli standard.
Questi sensori hanno problemi con le normali ottiche delle reflex tradizionali (quelle in pellicola per intenderci) perché non riescono a coprire l'intero angolo di campo dell'ottica che viene ridotto a seconda del formato del sensore: il cosiddetto fattore di crop.
 Per fare un esempio, una focale di 24mm (grandangolo) che ha un angolo di campo di 84° (gradi) se montata su una fotocamera con un sensore di formato APC-C, vedrà ridotto il suo angolo di campo a 65° e l'ottica risulterà essere non più un 24mm ma bensì un 36mm. In conclusione, per calcolare questa riduzione di campo basta moltiplicare la misura della focale per 1,5; 1,6; 1,7 a seconda del tipo di sensore.



Formati dei sensori
Proprio per questo da diversi anni sono uscite fotocamere digitali con sensori di formato 24x36mm, le cosiddette FULL-FRAME, che garantiscono la totale copertura d'angolo di tutte le focali reflex. Naturalmente questi sensori sono presenti nelle fotocamere professionali di fascia alta.



Le immagini registrate dai sensori vengono memorizzate sulle memory card in diversi formati di "scrittura": il RAW e il JPEG.
Il RAW è un file "puro", paragonabile al nostro negativo della pellicola. Viene "prodotto" dalla fotocamera al momento dello scatto e ha bisogno di essere elaborato con un software di photo editor per restituire all'utente il massimo delle sue potenzialità.
Il JPEG invece è un file compresso, molto più piccolo in termini di megabyte, ma molto più limitato nelle correzioni di densità (esposizione) e colore (dominanti).
Le fotocamere professionali utilizzano entrambi i formati di scrittura mentre quelle più economiche scattano soltanto in JPG.
Esiste poi un formato denominato TIFF che solitamente si utilizza dopo l'elaborazione al photoeditor (Photoshop ®) per stampare le fotografie.
Esistono ulteriori formati di scrittura file ma per ora ci limiteremo a considerare soltanto questi tre.

E' bene ricordare ancora che lo scatto in digitale deve sempre essere eseguito in RAW se si vuole poi ottenere degli ottimi risultati in stampa.

E così siamo giunti alla fine di questo percorso e di questo racconto.
Otto lezioni, circa venti ore di teoria e pratica, sia in studio, con alcuni scatti di es, che in esterno con i ragazzi "chiamati" a svolgere i compiti loro assegnati. Immagini, schede tecniche, interminabili lezioni on-line sul gruppo di whats app del corso.
Decine e decine di foto visionate, tagliate, modificate, elogiate e criticate.
Dopo tutto questo sono certo che il corso sarà servito ai nostri ragazzi. Sono certo che i tanti dubbi legati al funzionamento della macchina fotografica o ai principali concetti base sono stati risolti. Dissolti.
Ed è per questo che saluto tutti i ragazzi con un arrivederci.
Si, arrivederci al prossimo step: il corso di secondo livello avanzato!

Ma prima del GRAN FINALE! un saluto affettuoso a mamma Rita, per l'inesauribile pazienza.





















PROSSIMAMENTE:

- Corso di fotografia di Primo livello base Nov/Dic 2015: incontro preliminare 27 Novembre 2015.
Otto lezioni di teoria e pratica per un totale di 20 ore. Conduttori David Fazzini e Francesco Musati

- Corso di digitale e post-produzione livello Base. Dall'impostazione sulla macchina ai software di photoeditor. Tre lezioni per un totale di sei ore. Conduttore David Fazzini 

- Camera Oscura: lo sviluppo della pellicola. Quattro lezioni per un totale di 12 ore. Conduttore David Fazzini.

- Camera Oscura: la stampa ai sali d'argento. Quattro lezioni per un totale di 12 ore. Conduttore David Fazzini.

Per info e prenotazioni: Costi e Iscrizione specificando il corso al quale si è interessati.


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