Profondità di campo, tempi di posa e obiettivi
Con la pausa del Primo Maggio (auguri a tutti i lavoratori, si fa per dire...), ne approfittiamo per fare un bel ripasso sui principali argomenti tecnici affrontati fino ad ora in questo corso base di I° livello, con i ragazzi del gruppo Aprile/Maggio.
E dopo la teoria, ampiamente sviscerata nella seconda lezione, due lezioni, la terza e la quarta, interamente dedicate alla pratica. Si fotografa in studio.
Il corso base Apr/Mag giunge a metà percorso, e come sempre i principali concetti della tecnica di base vengono affrontati in maniera approfondita attraverso una serie di scatti in sala posa dove i nostri ragazzi possono verificare "dal vivo" tutto quello che fino ad ora abbiamo affrontato solo in teoria. Perché in un corso di fotografia la teoria è importante, fondamentale, ma da sola non basta.
E' con la pratica che si riesce a capire bene l'importanza di certi concetti come diaframmi, profondità di campo, tempi di posa. E' solo fotografando che si impara: almeno per noi è cosi.
In queste due lezioni abbiamo puntato la nostra attenzione su questi concetti mettendo in evidenza le varie differenze a seconda della scelta del fotografo. Inoltre, abbiamo cercato di far capire l'importanza dell'obiettivo fotografico, il nostro "occhio", quando fotografiamo.
In queste due lezioni di sala posa ripartiamo parlando dell'esposimetro, lo strumento che ci permette di calcolare la coppia tempo/diaframma, cioè il valore esposimetrico, comunemente identificato con l'acronimo EV.
Rivediamo la regola in dettaglio:
La coppia tempo/diaframma, detta anche EV ( valore esposimetrico), ci permette di calcolare la corretta esposizione, cioè la giusta quantità di luce necessaria a far si che la nostra foto sia perfetta sotto l'aspetto della luminosità e del colore.
Bene, per poter calcolare questo valore si utilizza l'esposimetro che si trova all'interno della macchina fotografica: ma ne esistono anche di esterni molto più precisi.
L'esposimetro è quello strumento che ci permette di misurare la luce presente nella scena da fotografare.
L'esposimetro può essere interno (allocato dentro la fotocamera) oppure esterno, di solito usato in studio, ma non solo.
Si può utilizzare in modalità differenti: si dice lettura esposimetrica spot quando la zona misurata è concentrata in un punto ben definito (ad es il viso di un soggetto).
La lettura esposimetrica media utilizza tutto il campo inquadrato senza tenere conto delle differenze di luce che possono esistere tra una zona molto illuminata e una zona d'ombra.
Le moderne macchine fotografiche, sempre più avanzate, hanno introdotto altri sistemi di lettura esposimetrica, ma per il momento ci soffermeremo a questi tre tipi.
Queste letture, a seconda dei casi, ci permettono di calcolare in maniera molto precisa la quantità di luce necessaria che serve per esporre il nostro sensore o la nostra pellicola.
Utilizzando la macchina in modalità Manuale, grazie all'esposimetro noi possiamo calcolare la giusta coppia tempo/diaframma e scegliere, di conseguenza, se privilegiare la profondità di campo (ad es per evidenziare un soggetto in primo piano, o viceversa), piuttosto che il tempo di posa.
"L'esposimetro ci permette di ottenere una foto corretta dal punto di vista della luminosità, ed è un elemento fondamentale".
La corretta esposizione è rivelata all'interno del mirino della macchina fotografica sulla scala esposimetrica.
Quando l'ago è nella posizione centrale significa che l'esposizione è giusta.
Ma prima di calcolare la giusta esposizione è capire se vogliamo fotografare sfruttando la profondità di campo oppure fare un "effetto di mosso" o "congelato", è bene capire qual'è quello strumento che ci permette di realizzare la nostra foto.
La macchina fotografica è composta da due elementi: il corpo, che contiene al suo interno la pellicola o il sensore (nel caso del digitale), l'otturatore dei tempi, oltre a tutte le funzioni di scatto per mezzo di una serie di comandi posti o sopra o dietro a seconda del modello di macchina; e l'obiettivo, posto nella parte anteriore, che possiamo definire il "nostro occhio al momento dello scatto".
"L'esposimetro ci permette di ottenere una foto corretta dal punto di vista della luminosità, ed è un elemento fondamentale".
La corretta esposizione è rivelata all'interno del mirino della macchina fotografica sulla scala esposimetrica.
Quando l'ago è nella posizione centrale significa che l'esposizione è giusta.
Ma prima di calcolare la giusta esposizione è capire se vogliamo fotografare sfruttando la profondità di campo oppure fare un "effetto di mosso" o "congelato", è bene capire qual'è quello strumento che ci permette di realizzare la nostra foto.
La macchina fotografica è composta da due elementi: il corpo, che contiene al suo interno la pellicola o il sensore (nel caso del digitale), l'otturatore dei tempi, oltre a tutte le funzioni di scatto per mezzo di una serie di comandi posti o sopra o dietro a seconda del modello di macchina; e l'obiettivo, posto nella parte anteriore, che possiamo definire il "nostro occhio al momento dello scatto".
E' la qualità delle lenti che compongono l'obiettivo posto davanti alla macchina fotografica che fa la differenza tra una foto di mediocre qualità ed una di ottima rilevanza: questo in termini di contrasto e definizione; mentre la parte prettamente "artististica" è indiscutibilmente merito esclusivo del fotografo e delle sue capacità.
L'immagine, “trasportata” dalla luce fin sul piano pellicola, passando attraverso la serie di lenti (che variano per numero a seconda del modello) contenute all'interno del “bussolotto” (obiettivo), “esprime” le sue potenzialità in funzione della qualità della lente stessa. Fattori come l'incisione il contrasto o la definizione dell'immagine, sono determinati dalla qualità dell'obiettivo che rappresenta una parte molto importante, per non dire fondamentale, sulla resa finale.
"Pensateci quando acquistate una macchina fotografica: non è il corpo, con tutti i suoi marchingegni tecnologici a fare la foto, ma l'obiettivo".
Gli obiettivi fotografici si dividono in tre categorie principali: il normale, il grandangolo e il teleobiettivo; poi esistono delle sotto-categorie costituite da una serie di obiettivi detti “speciali” come i super grandangolari (fisheye), o i lungo fuoco (maggiormente indicati per il ritratto).
La lunghezza focale di un obiettivo si misura in millimetri e rappresenta la distanza tra il punto nodale posteriore (o centro ottico) e il piano focale.
Questa può essere fissa, cioè l'unica misura possibile per quell'obiettivo (ad es 50mm), oppure può variare con un'escursione ottica che va da grandangolo a teleobiettivo, oppure da normale a teleobiettivo, da grandangolo a normale (le combinazioni sono tantissime), in unico obiettivo notoriamente conosciuto come zoom.
Per identificare al meglio le tre principali categorie, grandangolo, normale e tele, possiamo dire che:
è considerato grandangolo un obiettivo in cui la lunghezza focale è inferiore ai 35mm
è considerato normale un obiettivo in cui la lunghezza focale è compresa tra 35mm e 60mm
è considerato teleobiettivo un obiettivo in cui la lunghezza focale è superiore ai 60mm.
E' bene specificare che questa scala di valori si riferisce a tutte quelle macchine fotografiche comunemente dette formato Leica, ossia le reflex, le compatte, le fotocamere a telemetro (etc), sia in pellicola che digitali.
Per le macchine di formato superiore, come le medie formato (6x6cm; 4,5x6cm; 6x7cm; etc etc) o il banco ottico (9x12cm; 20x25cm), la lunghezza focale, indipendentemente che sia un grandangolo, un normale o un tele, aumenta con l'aumentare della diagonale del formato stesso.
Ecco una scala di valori dei vari formati di macchine fotografiche con la rispettiva lunghezza focale dell'obiettivo normale (il grandangolo e il tele aumentano in proporzione).
In sostanza, più è grande il formato della macchina che utilizziamo, maggiore sarà la lunghezza focale riferita al grandangolo, al normale, al tele.
Vediamo in dettagli le tre categorie di obiettivi:
Il grandangolo è un obiettivo che ha una lunghezza focale minore ma un angolo di campo maggiore rispetto al normale o ai tele. L'angolo di campo varia dai 60° agli 80° a seconda del tipo di lunghezza focale. La caratteristica principale di questo tipo di obiettivi è la loro capacità di fotografare ampi campi visivi ma sono soggetti alla deformazione delle linee cadenti a causa della prospettiva che, nelle foto, risulterà falsata rispetto alla realtà. Anche questi (come i normali), sono di solito obiettivi molto luminosi e permettono di avere una grande profondità di campo.
I grandangoli più comuni sono il 24mm e il 28mm, utilizzati soprattutto nella fotografia di paesaggio mentre il 35mm è definita l'ottica per eccellenza da molti reportagisti.
La prospettiva è molto importante nell'uso del grandangolo e di questo si deve sempre tener conto se vogliamo fotografare un soggetto umano.
"La deformazione delle linee cadenti può dare effetti gradevoli e di impatto, ma anche spiacevoli sorprese: come ad es mettere in evidenza un naso...invadente".
Il teleobiettivo è un obiettivo che ha la capacità di ingrandire il soggetto da fotografare permettendo riprese anche a grande distanza (a seconda della lunghezza focale). La sua lunghezza focale è maggiore rispetto al normale o al grandangolo e di conseguenza ha un angolo di campo molto limitato. Questo varia dai 20° ai 5° e nei super-tele è addirittura inferiore. Possiede una scarsa profondità di campo anche a diaframmi molto chiusi dovuto al fatto che il fattore di ingrandimento comporta lo schiacciamento del campo visivo avvicinando i soggetti e riducendo le distanze. I teleobiettivi sono in gran parte poco luminosi (di solito f 5,6) tranne nei casi in cui la qualità è molto alta - allora si possono trovare anche tele con luminosità di f 2,8 o f 2 - così come il prezzo di acquisto.
"La profondità di campo diminuisce con l'aumentare della lunghezza focale".
Il 50mm o normale possiede un angolo di campo (la zona inquadrata) intorno ai 43°/ 45° e la sua luminosità varia da f1,4 a f1,7. Esistono dei 50mm più luminosi ed alcuni modelli hanno la funzione macro (presente anche in altri tipi di obiettivi), cioè la capacità di mettere a fuoco il soggetto anche a distanze molto ridotte (macro-fotografia).
Scatto grandangolare 24mm |
ritratto con grandangolo 24mm |
La prospettiva è molto importante nell'uso del grandangolo e di questo si deve sempre tener conto se vogliamo fotografare un soggetto umano.
"La deformazione delle linee cadenti può dare effetti gradevoli e di impatto, ma anche spiacevoli sorprese: come ad es mettere in evidenza un naso...invadente".
Il teleobiettivo è un obiettivo che ha la capacità di ingrandire il soggetto da fotografare permettendo riprese anche a grande distanza (a seconda della lunghezza focale). La sua lunghezza focale è maggiore rispetto al normale o al grandangolo e di conseguenza ha un angolo di campo molto limitato. Questo varia dai 20° ai 5° e nei super-tele è addirittura inferiore. Possiede una scarsa profondità di campo anche a diaframmi molto chiusi dovuto al fatto che il fattore di ingrandimento comporta lo schiacciamento del campo visivo avvicinando i soggetti e riducendo le distanze. I teleobiettivi sono in gran parte poco luminosi (di solito f 5,6) tranne nei casi in cui la qualità è molto alta - allora si possono trovare anche tele con luminosità di f 2,8 o f 2 - così come il prezzo di acquisto.
Scatto con teleobiettivo 300mm |
Obiettivo 50mm
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La lunghezza in millimetri del normale corrisponde (grossomodo) alla diagonale del fotogramma ed è differente a seconda del formato della macchina fotografica.
Per il formato Leica (35mm o 135mm), che hanno pellicole di formato 24x36cm, il normale è appunto il 50mm (la lunghezza corretta sarebbe il 43mm), mentre per il medio formato (che utilizzano pellicole di formato 4,5x6cm; 6x6cm) il normale è l'80mm (in realtà sarebbe il 75mm). Più è grande il formato della pellicola (o sensore nel digitale, ma qui il discorso è leggermente diverso e andrà approfondito in seguito), maggiore sarà la misura del normale.
A chiudere questa carrellata dedicata agli obiettivi troviamo gli zoom.
Gli zoom, al contrario delle ottiche fisse, hanno la caratteristica di avere la lunghezza focale che varia nel medesimo obiettivo. Cioè, in un solo apparecchio possiamo trovare diverse lunghezze focali che possono andare da grandangolo a tele (nei casi più spinti) oppure da lungo fuoco a super tele, da grandangolo a lungo fuoco, etc etc. Le combinazioni sono molteplici: inutile menzionarle tutte.
Zoom 70/210 mm
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Questo tipo di obiettivo è molto utile se non si vuole portare con se tutta una serie infinita di obiettivi, quando si esce fuori per scattare. La sua comodità è indiscutibile però, come sempre accade, c'è un rovescio della medaglia: le ottiche fisse sono di qualità maggiore, rispetto agli zoom, e un fotografo "esperto" questo lo sa bene.
C'è da dire che la tecnologia, in tal senso, ha fatto passi da giganti e le case costruttrici oggi offrono degli zoom di altissima qualità (con prezzi non sempre accessibili, a onor del vero) utilizzati anche dai migliori professionisti del settore.
La luminosità degli zoom varia a seconda del modello. I più diffusi zoom in commercio hanno una doppia luminosità: una per la lunghezza focale minima, l'altra per la lunghezza focale massima. Nella "carta di identità" (sul fronte della lente) di uno zoom 70-210mm, troviamo scritto (ad es): f 3,5/5,6. Questo sta a significare che per la lunghezza focale minima - 70mm - l'apertura massima è di f3,5, mentre per la lunghezza focale massima - 210mm - l'apertura massima di diaframma è di f 5,6. Questo può comportare enormi svantaggi se ci troviamo a scattare in condizioni di scarsa luce.
Naturalmente esistono anche zoom (nel caso di quelli di maggiore qualità) che possiedono una luminosità fissa per tutte le lunghezze focali: il vantaggio è enorme, sia in termini di praticità che di qualità, ma anche in questo caso è il prezzo di acquisto a fare la differenza.
Conoscere gli obiettivi è importante come saper fotografare, perché è solo con tale conoscenza che possiamo sfruttare la profondità di campo - insieme con il diaframma, come già visto nelle scorse lezioni - oppure cogliere un dettaglio da molto lontano o evidenziarlo sfocando tutto quello che lo circonda.
Gli esercizi dei nostri ragazzi sulla profondità di campo evidenziano come sia importante sia l'uso del diaframma che dell'obiettivo quando si vuole ottenere un determinato risultato.
Nel primo scatto la nostra "modella" è mossa: il tempo di 1/8 di secondo era talmente lungo che il movimento di caduta è stato messo ben in evidenza.
"Non è necessariamente un errore se è questo l'effetto che vogliamo, tenetelo bene in mente".
Nella seconda foto la "modella" è "congelata", perfettamente ferma. Sembra poggiarsi su un qualcosa di invisibile quando in realtà è il tempo di posa molto breve (1/250 di secondo) che ha bloccato il movimento dando questa illusione ottica.
Fare propri questi concetti basilari ci permette di "personalizzare" le nostre foto, creandoci uno stile tutto nostro.
La prossima lezione sarà dedicata ad un ulteriore approfondimento di tutti i concetti base, affinché tutti i ragazzi capiscano bene l'importanza della tecnica. Poi cercheremo di affinare lo stile.
Al prossimo step.
Conoscere gli obiettivi è importante come saper fotografare, perché è solo con tale conoscenza che possiamo sfruttare la profondità di campo - insieme con il diaframma, come già visto nelle scorse lezioni - oppure cogliere un dettaglio da molto lontano o evidenziarlo sfocando tutto quello che lo circonda.
Gli esercizi dei nostri ragazzi sulla profondità di campo evidenziano come sia importante sia l'uso del diaframma che dell'obiettivo quando si vuole ottenere un determinato risultato.
Allora è bene ricordare che, a parità di apertura di diaframma, un grandangolo a una maggiore profondità di campo rispetto ad un tele-obiettivo.
Nella terza lezione ci siamo dedicati anche ai tempi di posa mettendo in evidenza l'effetto mosso o congelato.
Tempo di posa 1/8 di secondo |
Tempo di posa 1/250 di secondo |
"Non è necessariamente un errore se è questo l'effetto che vogliamo, tenetelo bene in mente".
Nella seconda foto la "modella" è "congelata", perfettamente ferma. Sembra poggiarsi su un qualcosa di invisibile quando in realtà è il tempo di posa molto breve (1/250 di secondo) che ha bloccato il movimento dando questa illusione ottica.
Fare propri questi concetti basilari ci permette di "personalizzare" le nostre foto, creandoci uno stile tutto nostro.
La prossima lezione sarà dedicata ad un ulteriore approfondimento di tutti i concetti base, affinché tutti i ragazzi capiscano bene l'importanza della tecnica. Poi cercheremo di affinare lo stile.
Al prossimo step.
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