Corso Base quarta lezione: la mia macchina fotografica


Impariamo a conoscere la nostra fotocamera


Con la quarta lezione svoltasi ieri sera, il corso base è giunto esattamente a metà percorso e questo "viaggio" intrapreso insieme, alla scoperta della fotografia, comincia a delinearsi in tutti i suoi contorni: non ancora ben definiti, ma quanto meno "visibili", anche a "occhio nudo"
La scorsa lezione noi fotografavamo e i corsisti tutti attenti ad osservare; ieri è toccato a loro mettere mano alle proprie macchine fotografiche: e le sorprese, come sempre, non sono mancate.


Al contrario delle lezioni precedenti, quella di ieri sera ha avuto un inizio un pò caotico: normale, dopotutto il gruppo è numeroso (anche se c'erano diversi assenti), e per quanto lo studio di posa offra ampio spazio di azione (nonché un'attrezzatura di prim'ordine), le difficoltà di manovra sono comprensibilissime. Ma tutto è andato bene, anzi, lo svolgimento della lezione ha preso una piega per certi versi inaspettata, del quale faremo certamente tesoro per i corsi a venire (la nostra voglia di migliorarci non conosce confini).

Dopo aver spiegato (nelle lezioni passate) l'importanza di alcuni tra i principali concetti base come i tempi di posa, il diaframma, la profondità di campo e l'effetto mosso o congelato, ai nostri ragazzi è toccato il compito di mettere in pratica quanto appreso. Cioè, di realizzare delle fotografie alle nostre affezionatissime modelle (Goldfinger) mettendo in evidenza i diversi risultati che si possono ottenere in funzione delle proprie scelte: maggiore o minore profondità di campo? tempi lunghi o effetto mosso? 
Tutti molto bravi: qui non esiste competizione e non c'è gara tra chi è più bravo. Tutti i ragazzi sono qui solo per imparare e ce la stanno mettendo tutta, con grandissimo impegno.
Foto Beatrice Zamboni
Tutti (anche Katia, grazie al suo ottimo acquisto dell'ultima ora) possiedono una macchina fotografica (qualcuno anche due, digitale e pellicola, qualcun'altro come Pier Francesco addirittura delle macchine fotografiche di grandissima qualità come la Rolleiflex biottica: giù il cappello, prego), ma molti di loro non la conoscono affatto; non conoscono i comandi (se non il semplice pulsante di scatto); non sono minimamente a conoscenza (e consapevoli) delle grandi potenzialità della loro fotocamera.
Allora non è importante, a questo punto del corso, fare chissà quali "acrobazie fotografiche": oggi conta capire, imparare. Poi verrà tutto il resto.

La cosa che maggiormente "interessava" ai nostri ragazzi era di scoprire la loro macchina fotografica; i comandi, cosa volesse dire quel "simbolo" piuttosto che un altro e noi siamo stati felicissimi di togliere (speriamo di esserci riusciti) ogni dubbio. Certo, le macchine fotografiche funzionano tutte più o meno allo stesso modo (un pò come l'automobile: imparato a guidarne una, con le altre viene da se), ma la simbologia cambia a seconda del tipo, del modello, della marca e siccome i modelli in commercio sono davvero tanti (troppi), la cosa ha avuto il suo da fare. 
Crediamo in questo post di fare cosa buona e giusta se elenchiamo alcuni dei principali comandi di una macchina fotografica, prendendo "a campione" due modelli in particolare: Canon e Nikon


Modalità di scatto per Nikon

Modalità di scatto (Nikon):

M: modalità manuale (imposti tempo e diaframma manualmente)
A: priorità dei diaframmi (imposti il diaframma, la macchina calcola il tempo di posa)
S: priorità dei tempi (imposti il tempo di posa, la macchina calcola il diaframma)
P: program (la macchina imposta sia il tempo che il diaframma) bandito dal corso!
Modalità di scatto per Canon

 Modalità di scatto (Canon):

M: modalità manuale (imposti tempo e diaframma manualmente)
AV: priorità dei diaframmi (imposti il diaframma, la macchina calcola il tempo di posa)
TV: priorità dei tempi (imposti il tempo di posa, la macchina calcola il diaframma)
P: program (la macchina imposta sia il tempo che il diaframma) bandito dal corso!






Display Canon

La lezione è proseguita con le prove di scatto in studio: con le immancabili Goldfinger.

Foto Cecilia Cupelli
Foto Lorenzo Carassai
Ognuno ha saputo dare la sua impronta allo scatto; ognuno ha scelto liberamente l'inquadratura (noi l'abbiamo soltanto un pochino migliorata) e lo stile. Tutti, e sottolineiamo TUTTI, hanno perfettamente capito il significato, l'importanza, della profondità di campo e della scelta del tempo di posa. Qualcuno si è spinto oltre, fotografando i ragazzi del corso, altri hanno immortalato semplicemente le nostre modelle o Francesco, che come al solito, oltre a spiegare pazientemente, si è prestato a fare da soggetto (con David intento a togliere i dubbi e selezionare le foto migliori). Una lezione ricchissima di spunti e anche di momenti divertenti (come sempre, nel nostro corso, con questo gruppo fantastico). 

Naturalmente la lezione di ieri ci ha dato la possibilità di approfondire un argomento molto importante: l'esposimetro.

L'esposimetro è quello strumento che ci permette di misurare la luce presente nella scena da fotografare.

Esso fornisce il valore esposimetrico (EV) attraverso la coppia tempo/diaframma affinché la fotografia risulti corretta (corretta esposizione). 
L'esposimetro può essere interno (allocato dentro la fotocamera) oppure esterno, di solito usato in studio, ma non solo.
Si può utilizzare in modalità differenti: si dice lettura esposimetrica spot quando la zona misurata è concentrata in un punto ben definito (ad es il viso di un soggetto).
La lettura esposimetrica media utilizza tutto il campo inquadrato senza tenere conto delle differenze di luce che possono esistere tra una zona molto illuminata e una zona d'ombra.
La lettura esposimetrica a prevalenza centrale (semispot) concentra la misurazione in due zone: una centrale e un'altra per il resto dell'inquadratura. La lettura prevalente è comunque quella centrale.

Foto Katja Paradisi
Le moderne macchine fotografiche, sempre più avanzate, hanno introdotto altri sistemi di lettura esposimetrica, ma per il momento ci soffermeremo a questi tre tipi.
Queste letture, a seconda dei casi, ci permettono di calcolare in maniera molto precisa la quantità di luce necessaria che serve per esporre il nostro sensore o la nostra pellicola.

Utilizzando la macchina in modalità Manuale, grazie all'esposimetro noi possiamo calcolare la giusta coppia tempo/diaframma e scegliere, di conseguenza, se privilegiare la profondità di campo (ad es per evidenziare un soggetto in primo piano, o viceversa), piuttosto che il tempo di posa. Non ci stancheremo mai di dirlo: siamo noi che decidiamo cosa "deve vedere" l'occhio dell'osservatore.

Foto Katia Capannelli
Pubblichiamo (in ordine sparso) le foto dei nostri ragazzi perché ci fa piacere mostrare come si impegnano ma soprattutto, con quale entusiasmo affrontano ogni lezione. Provano, cercano qualcosa di personale, di unico. 

Foto Selene Fulimeni
Precisiamo: il percorso è ancora molto lungo e non terminerà di certo alle fine di questo corso. Noi possiamo soltanto offrire loro l'input iniziale, indicare la soglia (tecnicamente parlando), ma poi saranno loro che dovranno "varcarla" per raggiungere lo scopo che si sono prefissati al momento che hanno deciso di frequentare il nostro corso: imparare a fotografare bene. La strada è ancora molto lunga ma le premesse per una buona riuscita ci sono tutte.

Foto Cristina Postacchini
Tornando al tema della lezione, sicuramente la profondità di campo è stato l'argomento che maggiormente ha incuriosito i nostri ragazzi (molte più foto scattate). 
Quasi tutti, in linea di massima, hanno fotografato frontalmente "le modelle", ma qualcuno ha provato a fare qualcosa di diverso. Chi scattando con il grandangolo, chi con il tele; c'è anche chi ha scelto un punto di vista completamente diverso... qualcuno per fino in bianco e nero (con il digitale non si scatta in bianco e nero; semmai dopo, in post-produzione, eh: avremo modo di spiegarlo per bene).

Purtroppo mancano le foto di Pier Francesco: che ha scattato con la Rolleiflex (e di questo gliene siamo grati: David, in particolare) con pellicola bianco e nero; pellicola che poi svilupperemo nella lezione di camera oscura. Mostreremo anche i suoi lavori. E mancano anche le foto di Anna: lei si rifarà nella prossima lezione.

Quando è venuto il momento di fotografare un soggetto in movimento (per dare l'effetto mosso), non sono mancati i momenti di ilarità. beh, le foto parlano da se... 



Foto Nadia Malavolta
Evidente la differenza che si può ottenere soltanto modificando un'impostazione della macchina: come è evidente che non sempre l'espressione del soggetto è "come ci aspettavamo" (Francesco un attimo è il "beato angelico", l'attimo dopo lo Yeti)


Foto Giovanna Zega

Come dire: non tutte le ciambelle escono con il buco.

Foto Cecilia Cupelli
Ma il risultato che a noi interessa è che il concetto, anzi, i concetti,  siano stati ben "assorbiti", e di questo siamo sicuri.

La prossima lezione sarà ancora dedicata allo scatto, perché la pratica non è mai abbastanza. 





La quarta lezione è già in archivio: non possiamo non parlare del "dopo lezione", oramai una prassi consolidata che, oltre a rafforzare questo fantastico gruppo (lo pensiamo davvero), ci farà guadagnare anche qualche chilo di troppo: perché mica mangiamo ciambelle (senza buco), ma succulenti banchetti che ogni volta ci lasciano a bocca aperta (perdonate il gioco di parole).
Grazie ragazzi, di cuore!

Un'ultima cosa, un saluto al nostro Enrico che ieri sera non è potuto venire a causa di un malanno (passeggero). Rimettiti presto che non cè potemo magnà tutto noi...



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