Esposimetro, Diaframma e Tempi di Posa
Con la seconda lezione il corso base entra nel vivo della parte dedicata ai concetti base: fondamentale per poter acquisire quella padronanza tecnica al fine di realizzare delle fotografie corrette, dal punto di vista dell'esposizione (luminosità), e capire a cosa servono elementi molto importanti come il diaframma, il tempo di posa e l'esposimetro.
La prima lezione dedicata alla tecnica, come in ogni corso base, è la più "noiosa" e dura da "digerire" in quanto si parla molto e si scatta poco. La proiezione delle schede tecniche riguardanti i vari argomenti facilita il compito dei conduttori ma è ovvio che questo passaggio (per certi versi pesante) è doveroso se si vuole comprendere fino in fondo la macchina fotografica e come poterla usare al meglio al fine di realizzare delle fotografie che siano corrette da un punto di vista strettamente tecnico (esposizione). Inoltre, capire il funzionamento di una macchina fotografica vuol dire anche diventarne padroni in senso assoluto (non solo in quanto proprietari), in cui a seconda delle scelte personali prima dello scatto, si possano ottenere i risultati voluti. Non è facile, non si impara in una lezione ma è bene cominciare dall'inizio.
Fatta la premessa sulle varie tipologie di macchine fotografiche (sul quale ci soffermeremo meglio più avanti nel corso), parliamo di come funziona la nostra Reflex e come si ottiene una corretta esposizione.
Come funziona una macchina fotografica?
Il concetto base di ogni tipo di fotocamera è sempre lo stesso: la luce entra attraverso una lente (obiettivo), colpisce uno specchio (detto di ribaltamento) posto a 45° all'interno della macchina che la devia verso un altro specchio posto all'interno di un "box" detto pentaprisma. Questo, a sua volta, ci permette di vedere l'immagine corretta dal mirino. E' grazie a questo sistema di riflessioni se noi vediamo l'immagine al dritto e non capovolta, proprio come accade nel caso del foro stenopeico (visto nella prima lezione), oppure nel banco ottico da studio, che è sprovvisto di questa sistema di specchi.
Quindi, quando puntiamo verso un soggetto con la nostra macchina fotografica, stiamo vedendo un'immagine che arriva al nostro occhio attraverso una serie di specchi. Ma nel momento in cui facciamo click, cioè scattiamo, il primo specchio si alza e l'immagine, "trasportata" dalla luce, colpisce la pellicola, o il sensore, che si trova dietro di esso ed imprime la nostra fotografia. Questo grazie all'otturatore, posto dietro lo specchio di ribaltamento e davanti alla pellicola (o sensore), che al momento dello scatto si apre e permette alla luce di passare.
L'otturatore permette alla luce (attraverso l'obiettivo) di passare all'interno della macchina ed impressionare la pellicola o il sensore (nel digitale).
Gli elementi fondamentali che servono a determinare l'esposizione di una fotografia sono il diaframma e il tempo di posa.
Il diaframma è quello strumento che regola la quantità di luce che entra nella macchina fotografica attraverso l'obiettivo, ed impressiona la pellicola (o il sensore, nel caso del digitale), posta nella parte inferiore denominata dorso.
La scala dei diaframmi è composta dai seguenti valori indicati con f: f1; f1,4; f2; f2,8; f4; f5,6; f8; f11; f16; f22 (esistono obiettivi che hanno diaframmi fino a f64 che si utilizzano soprattutto nelle fotocamere di grosso formato come il Banco Ottico)
Più è piccolo il valore numerico (ad es 1) maggiore sarà l'apertura del diaframma; più è grande (ad es f 22) più il diaframma risulterà chiuso (quindi che lascia passare meno luce).
L'apertura del diaframma incide per diversi fattori sull'immagine fotografica; il principale è sicuramente la profondità di campo.
La profondità di campo è quello spazio che esiste davanti e dietro ad un soggetto a fuoco, che risulti completamente nitido.
A seconda della scelta del diaframma (ma non solo, poi lo vedremo in seguito), possiamo determinare una differenza sostanziale tra un'immagine in cui vogliamo che un solo soggetto sia messo in evidenza (foto 1), oppure tanti soggetti (foto 2) che sono fotografati in diversi piani di ripresa.
Foto d'archivio Foto 1
|
Foto d'archivio Foto 2
|
Più il diaframma sarà chiuso, maggiore sarà la profondità di campo.
Oltre al diaframma, ad incidere sulla profondità di campo sono anche gli obiettivi (che affronteremo in una lezione ad hoc). Qui ci limitiamo a dire che la profondità di campo sarà maggiore con obiettivi grandangolari mentre sarà molto ridotta con obiettivi di tipo tele o medio-tele.
Le prove in studio che faremo nella lezione successiva chiariranno meglio il concetto.
Oltre al diaframma il secondo elemento fondamentale è il tempo di posa.
Il tempo di posa è la durata in cui l'otturatore resterà aperto per far passare la luce che impressionerà la pellicola o il sensore della macchina fotografica.
I tempi di posa, quindi, rappresentano la velocità dell'otturatore. Anch'essi sono riconoscibili attraverso una scala di valori:
1s, 2s, 4s, 1/4 di secondo, 1/8 di secondo, 1/15ds, 1/30ds, 1/60ds, 1/125ds, 1/250ds, 1/500ds, 1/1000ds (questi sono i valori standard della maggior parte delle macchine fotografiche)
Esiste una funzione supplementare detta posa B: impostando il cursore dei tempi sulla posizione B, al momento dello scatto, l'otturatore resterà aperto per tutta la durata in cui il pulsante di scatto resterà premuto. Al rilascio del pulsante di scatto, l'otturatore si chiuderà (l'utilizzo di questa funzione implica necessariamente l'uso di un cavalletto).
A seconda della velocità dell'otturatore, si possono ottenere diversi risultati: se fotografiamo un soggetto in movimento, con un tempo di posa lungo (ad es 1/15 di secondo), questo risulterà mosso ( da qui l'effetto di mosso), mentre al contrario, utilizzando un tempo di posa molto breve (ad es 1/125 di secondo), il soggetto risulterà completamente fermo (in gergo congelato).
Analizzati gli strumenti necessari che servono per realizzare una fotografia, è bene capire come questi due insieme determinano la corretta esposizione (luminosità).
Il diaframma e il tempo di posa insieme (con un altro elemento quale la sensibilità della pellicola o del sensore da esporre ma del quale parleremo nelle prossime lezioni dedicate al laboratorio), determinano la giusta quantità di luce necessaria per realizzare una corretta esposizione e di conseguenza una buona fotografia: almeno sotto l'aspetto puramente tecnico.
La coppia tempo/diaframma, detta anche EV ( valore esposimetrico), ci permette di calcolare la corretta esposizione, cioè la giusta quantità di luce necessaria a far si che la nostra foto sia perfetta sotto l'aspetto della luminosità e del colore.
Per calcolare la corretta coppia tempo/diaframma (EV), la fotocamera dispone di un esposimetro che ci permette di misurare la luce (il suo valore) e il suo corrispettivo tradotto in tempo di posa e diaframma.
L'esposimetro è quello strumento che ci permette di misurare la luce presente nella scena da fotografare.
L'esposimetro può essere interno (allocato dentro la fotocamera) oppure esterno, di solito usato in studio, ma non solo.
Si può utilizzare in modalità differenti: si dice lettura esposimetrica spot quando la zona misurata è concentrata in un punto ben definito (ad es il viso di un soggetto).
La lettura esposimetrica media utilizza tutto il campo inquadrato senza tenere conto delle differenze di luce che possono esistere tra una zona molto illuminata e una zona d'ombra.
La lettura esposimetrica a prevalenza centrale (semispot) concentra la misurazione in due zone: una centrale e un'altra per il resto dell'inquadratura. La lettura prevalente è comunque quella centrale.
Le moderne macchine fotografiche, sempre più avanzate, hanno introdotto altri sistemi di lettura esposimetrica, ma per il momento ci soffermeremo a questi tre tipi.
Queste letture, a seconda dei casi, ci permettono di calcolare in maniera molto precisa la quantità di luce necessaria che serve per esporre il nostro sensore o la nostra pellicola.
Utilizzando la macchina in modalità Manuale, grazie all'esposimetro noi possiamo calcolare la giusta coppia tempo/diaframma e scegliere, di conseguenza, se privilegiare la profondità di campo (ad es per evidenziare un soggetto in primo piano, o viceversa), piuttosto che il tempo di posa.
La conoscenza di questi elementi fondamentali della macchina fotografica ci permette di poter realizzare si delle foto corrette (seguendo alla lettera le indicazioni dell'esposimetro), ma soprattutto di poter decidere autonomamente (senza l'uso di sistemi automatici presenti nelle fotocamere), quale risultato o effetto vogliamo "imprimere" alla nostra immagine fotografica.
Nel prossimo step analizzeremo in dettaglio le varie possibilità scattando delle foto in studio in cui lavoreremo sulla profondità di campo, maggiore o minore in base al diaframma a parità di obiettivo utilizzato, oppure sui tempi di posa se vogliamo ottenere una foto mossa o completamente ferma (congelata).
Nessun commento:
Posta un commento