Corso Base seconda lezione: I concetti base



Si parla di tecnica

Lo avevamo preannunciato alla vigilia che questa non sarebbe stata una lezione "leggera" come la precedente, dove l'aspetto ludico nella preparazione del foro stenopeico o dei rayograph, aveva in qualche modo "alleggerito" quello didattico (importantissimo nell'ottica del corso).
Ieri, nella seconda lezione dedicata interamente ai concetti di base, l'attenzione è stata massima per i nostri corsisti, chiamati ad affrontare quegli ostacoli che ancora si contrappongono tra loro e la riuscita di una buona fotografia. Il corso entra nel vivo.


Prima di cominciare il nostro consueto resoconto, ci preme lanciare un appello ai nostri ragazzi: rispettate l'orario d'inizio lezione! siamo consapevoli delle difficoltà che ci sono nel dover conciliare il lavoro con le proprie passioni (perché in questo corso è la passione che vi spinge ad essere presenti), però, per evitare interminabili attese o lunghe maratone fino a tarda sera (anche per molti di voi che fanno parecchi chilometri per venire alle lezioni), cerchiamo di essere il più possibile puntuali. Non vuole essere un rimprovero, badate, soltanto un accorato appello. Grazie.

Come da programma, la seconda lezione del nostro corso è stata rivolta interamente alla tecnica: le macchine fotografiche, nei vari formati e tipologie; il tempo di posa; il diaframma; la profondità di campo e l'effetto mosso o congelato.

Esistono diversi tipi di macchine fotografiche: il banco ottico (una Linhof Master Technika), utilizzato soprattutto in studio, ha un formato di ripresa che varia dai 9x12cm (quella più diffusa) fino ad arrivare alla misura di 20x25cm, ma anche oltre. Poi ci sono le macchine di medio formato (nel nostro caso una Pentax 6x7 a pellicola ma anche un Hasselblad H3 digitale), utilizzate in tutti i campi fotografici, dalla moda alla fotografia di matrimonio, ma anche per foto in studio o nella fotografia di paesaggio. Il formato di ripresa può essere di 6x6cm, 6x7cm e 4,5x6cm (il formato, naturalmente, si riferisce alla misura della pellicola, se la macchina è analogica, o del sensore se questa è di tipo digitale). 
Le fotocamere a telemetro, come la storica Leica, utilizzata dai più Grandi Maestri della fotografia, soprattutto nel reportage, grazie alle sue piccole dimensioni e alla grande maneggevolezza, è una macchina che utilizza pellicole di formato 24x36mm e il suo nome caratterizza tutte le macchine che adottano questo tipo di formato: appunto, formato Leica
Infine, ma non per ordine d'importanza (semmai cronologico), le "moderne" reflex, sia in pellicola che digitali, che sono le macchine a maggior diffusione (forse al pari delle compatte), utilizzate da tutti i professionisti del settore fotografico ma anche da tanti appassionati foto amatori. Queste fotocamere, in genere, utilizzano un formato di 24x36mm (nel caso delle analogiche) ma esistono vari tipi di formati più piccoli nelle reflex digitali detti formati APS (le misure variano da modello a modello). Piccolo accenno per le fotocamere comunemente denominate compatte, dal formato di ripresa molto piccolo, che si dividono in numerose categorie: quelle digitali di ultima generazione, dette mirrorless sono prive dello specchio di ribaltamento.
Fatta questa carrellata di macchine fotografiche, abbiamo affrontato i 
quattro argomenti base della nostra lezione: tempo di posa, diaframma, profondità di campo e effetto mosso o congelato.
Non potevamo evitare di parlare di esposimetro, elemento fondamentale per la riuscita di una corretta fotografia, ma riprenderemo questo argomento, in maniera più approfondita descrivendone le caratteristiche e le diverse versioni, più avanti nel corso.

Per poter realizzare una foto corretta (ancor prima di pensare all'aspetto "artistico" è bene capire cosa s'intende per foto corretta), si devono tenere presente due aspetti fondamentali: il tempo di posa e il diaframma.

Il tempo di posa (o velocità dell'otturatore) è la quantità di tempo in cui l'otturatore (posto all'interno della macchina fotografica) rimane aperto per permettere ala luce di raggiungere la pellicola o il sensore (digitale).



La scala dei tempi di posa (come nella foto) varia a seconda del modello di macchina fotografica ma generalmente va dai 4 secondi a 1/2000 millesimo di secondo (ci sono modelli che arrivano fino ad 1/8000ms).

A seconda della velocità dell'otturatore, si possono ottenere diversi risultati: se fotografiamo un soggetto in movimento, con un tempo di posa lungo (ad es 1/15 di secondo), questo risulterà mosso ( da qui l'effetto di mosso), mentre al contrario, utilizzando un tempo di posa molto breve (ad es 1/125 di secondo), il soggetto risulterà completamente fermo (in gergo congelato)


Foto d'archivio
Foto d'archivio


Ma il tempo di posa da solo, per una corretta esposizione, non è sufficiente; esso ha bisogno di un altro elemento fondamentale: il diaframma.

Il diaframma, posto all'interno degli obiettivi, ha la funzione di lasciar passare la luce all'interno della macchina fotografica. La combinazione del tempo di posa con il diaframma determina la giusta esposizione (EV Valore Esposimetrico) affinché la foto risulti corretta. Questo è comunemente detto anche coppia tempo/diaframma.

Anche il diaframma ha una sua scala di riferimento che varia a seconda del tipo di obiettivo in cui è contenuto.



Per poter calcolare il valore esposimetrico (EV) si ha bisogno dell'esposimetro (che vedremo meglio più avanti), posto all'interno della macchina fotografica (ma esistono anche esposimetri esterni) che ha la funzione di misurare la luce.

Una funzione molto importante del diaframma è quella di determinare la profondità di campo:
la profondità di campo è quello spazio che esiste davanti e dietro ad un soggetto a fuoco, che risulti completamente nitido.


Se con il tempo di posa possiamo decidere se il nostro soggetto fotografato sia completamente fermo oppure mosso (per dare proprio il senso di movimento), la profondità di campo ci permette di decidere se una serie di soggetti posti su piani differenti (immaginate una fila di persone una dietro all'altra) siano tutti a fuoco (nitidi) oppure se quelli al centro siano a fuoco e gli altri (quelli subito prima e quelli subito dopo), risultino completamente sfocati.

Questo aspetto è molto importante al momento dello scatto perché è da questo che possiamo mettere in evidenza un soggetto piuttosto che un altro: siamo noi che dobbiamo decidere dove far "cadere" l'attenzione dell'osservatore, davanti alla nostra fotografia.

Foto d'archivio
Foto d'archivio

La lezione è stata molto intensa: gli argomenti trattati sono alla base del nostro corso di fotografia. Non appena tutti avranno capito, assimilato, questi concetti fondamentali, tutto risulterà più semplice. Ci vuole soltanto un pò di pazienza ed impegno: ma quello, da quel poco che abbiamo visto, non manca di certo.
Anzi, siamo davvero soddisfatti perché il gruppo sembra essere molto coinvolto.


Nella prossima lezione metteremo in pratica tutto quello di cui abbiamo discusso ieri sera.
Fotograferemo in studio per capire meglio come realizzare una foto corretta, ma soprattutto faremo capire ai nostri ragazzi come sia possibile fare proprio quello che in apparenza può sembrare un errore: perché imparando a gestire i tempi di posa o i diaframmi (con la profondità di campo) si possono ottenere dei risultati ripetibili all'infinito, affinché quello che per loro era uno sbaglio, diventi invece una scelta ponderata per realizzare un'immagine emozionante.

Al prossimo step.

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