Corso Base Ott/Nov: Seconda e Terza lezione


                                                                                                                                    

Tecnica Fotografica e prove in studio: i tempi di posa, il diaframma, la profondità di campo, il mosso.


In questo post abbiamo deciso di raggruppare sia la seconda che la terza lezione del nostro corso di base, perché se nella seconda lezione si è affrontato l'ostico, almeno all'inizio, argomento della tecnica fotografica, con tutti i concetti che sono alla base della fotografia, nella terza lezione, come di consueto nei nostri corsi, abbiamo messo in pratica quanto descritto verificando, attraverso l'utilizzo della macchina fotografica, "sul campo" quali sono i metodi di utilizzo di quegli elementi base quali, il tempo di posa, il diaframma e la profondità di campo: il primo step per imparare a fotografare bene.


Realizzare una buona fotografia è un alchimia fatta di tanti elementi. Due lo sono in maniera, forse, prevalente: l'occhio e la conoscenza della tecnica.
L'occhio è imprescindibile, ma la tecnica è molto importante se si vuol cercare di capire come funziona questo meraviglioso mondo della fotografia. Non è fondamentale essere dei grandi esperti di tecnica fotografica per diventare grandi fotografi (molti non lo erano e non lo sono affatto). Ma per cercare di diventare "padroni" delle proprie foto, attraverso l'ottenimento di un determinato risultato, e necessario assimilare e capire dei passaggi fondamentali grazie ai quali si possono raggiungere ottimi risultati. Non grazie alla fortuna, che comunque non guasta, ma soprattutto alla conoscenza della propria macchina fotografica e di tutte le sue infinite potenzialità.
Così la tecnica, pur non essendo indispensabile in tutto il suo scibile, assume un aspetto molto importante nella conoscenza della fotografia di base, dove concetti molto semplici come tempi di posa o diaframmi, meritano una approfondita riflessione per coloro, come i nostri corsisti, che sono completamente a digiuno in materia fotografica e si affacciano per la prima volta in questo sconfinato mondo.

La lezione si è aperta con la descrizione delle tante macchine fotografiche in commercio, dalle professionali di grande formato, come il banco ottico Linhof, alle medie formato come la Rolleiflex biottica, che Laura ci ha mostrato con un suo esemplare meraviglioso, piuttosto datato, ottimamente conservato. Oppure la "storica" Hasselblad o Pentax 6x7, fino alle più comuni reflex con ottica intercambiabile. Inoltre, ci siamo soffermati sulle macchine a telemetro, parlando della Leica, strumento molto diffuso tra i grandi maestri della fotografia soprattutto di reportage.



Il concetto base di ogni tipo di fotocamera è sempre lo stesso: la luce entra attraverso una lente (obiettivo), colpisce uno specchio (detto di ribaltamento) posto a 45° all'interno della macchina che la devia verso un altro specchio posto all'interno di un "box" detto pentaprisma. Questo, a sua volta, ci permette di vedere l'immagine corretta dal mirino. E' grazie a questo sistema di riflessioni se noi vediamo l'immagine al dritto e non capovolta, proprio come accade nel caso del foro stenopeico (visto nella prima lezione), oppure nel banco ottico da studio, che è sprovvisto di questa sistema di specchi.
Quindi, quando puntiamo verso un soggetto con la nostra macchina fotografica, stiamo vedendo un'immagine che arriva al nostro occhio attraverso una serie di specchi. Ma nel momento in cui facciamo click, cioè scattiamo, il primo specchio si alza e l'immagine, "trasportata" dalla luce, colpisce la pellicola, o il sensore, che si trova dietro di esso ed imprime la nostra fotografia. Questo grazie all'otturatore, posto dietro lo specchio di ribaltamento e davanti alla pellicola (o sensore), che al momento dello scatto si apre e permette alla luce di passare.
Esistono due tipi di otturatore: centrale, cioè composto da una serie di lamelle che si aprono come la pupilla del nostro occhio, oppure a tendina, dove ci sono due tendine che nello scorrere al momento dello scatto, formano una fessura da cui può passare la luce che impressiona la pellicola o il sensore.

Otturatore centrale


Otturatore a tendina


Gli specchi ci permettono di vedere l'immagine al momento dell'inquadratura; 
l'otturatore ci permette di scattare la nostra fotografia lasciando passare la luce verso la pellicola o il sensore.

Oltre a questi elementi la macchina fotografica dispone anche di un diaframma, che si trova nell'obiettivo, e di una scala di valori riferita ai tempi di posa.
Il diaframma, posto all'interno dell'obiettivo, regola la quantità di luce che entra nella fotocamera a seconda della suo valore di apertura. La scala dei diaframmi è composta dai seguenti valori indicati con f:
f1; f1,4; f2; f2,8; f4; f5,6; f8; f11; f16; f22;
"Ci sono modelli di fotocamere che montano obiettivi capaci di avere valori intermedi (le digitali ad esempio), altre, come le professionali da studio, che posseggono chiusure di diaframma fino ad f64 (da cui prese il nome uno storico gruppo di fotografi fondato da Ansel Adams ed Edward Weston nel 1932)".

Il diaframma f1 rappresenta l'apertura massima; il valore f22 rappresenta l'apertura minima.

I tempi di posa rappresentano la velocità di scatto dell'otturatore. Anch'essi sono riconoscibili attraverso una scala di valori:
1s, 2s, 4s, 1/4 di secondo, 1/8 di secondo, 1/15ds, 1/30ds, 1/60ds, 1/125ds, 1/250ds, 1/500ds, 1/1000ds.
"Anche per i tempi di posa esistono differenze a seconda del modello di fotocamera: ci sono macchine che scattano fino ad un ottomillesimo di secondo oppure che hanno 32 secondi come tempo massimo di apertura otturatore".

Il tempo di posa è la durata in cui l'otturatore resterà aperto per far passare la luce che impressionerà la pellicola o il sensore della macchina fotografica.

Esiste una funzione supplementare detta posa B: impostando il cursore dei tempi sulla posizione B, al momento dello scatto, l'otturatore resterà aperto per tutta la durata in cui il pulsante di scatto resterà premuto. Al rilascio del pulsante di scatto, l'otturatore si chiuderà.

Il diaframma e il tempo di posa insieme (con un altro elemento quale la sensibilità della pellicola o del sensore da esporre ma del quale parleremo nelle prossime lezioni dedicate al laboratorio), determinano la giusta quantità di luce necessaria per realizzare una corretta esposizione e di conseguenza una buona fotografia: almeno sotto l'aspetto puramente tecnico.
Questo binomio è conosciuto come: coppia tempo/diaframma (EV).

Coppie Tempo/Diaframma
La coppia tempo/diaframma, detta anche EV ( valore esposimetrico),  ci permette di calcolare la corretta esposizione, cioè la giusta quantità di luce necessaria a far si che la nostra foto sia perfetta sotto l'aspetto della luminosità e del colore.

Per calcolare la corretta coppia tempo/diaframma (EV), la fotocamera dispone di un esposimetro che ci permette di misurare la luce (il suo valore) e il suo corrispettivo tradotto in tempo di posa e diaframma. Anche di questo elemento fondamentale parleremo più avanti durante il corso.

Così come parleremo nelle prossime lezioni di tutta la vasta gamma di obiettivi che fanno da corredo alle varie macchine fotografiche.
Gli obiettivi sono gli strumenti fondamentali per ottenere foto di grande qualità, dove il valore delle lenti in essi contenuti, così come la loro luminosità, fanno la differenza anche in fatto di prezzo.
Scopriremo le loro caratteristiche e le varie differenze, sia tecniche che di utilizzo.

Quando si vuole scattare una fotografia, si deve tenere conto di alcuni aspetti fondamentali come la messa a fuoco del soggetto e la nitidezza dell'immagine.
Trovato il corretto valore esposimetrico, ci potremmo imbattere in alcuni problemi legati alla nitidezza dell'immagine, se il soggetto è in movimento, oppure alla messa a fuoco, se i soggetti da fotografare sono su piani differenti (chi più avanti, chi più indietro rispetto all'obiettivo). E in questo la tecnica ci viene d'aiuto.



Scatto a 1/8 di secondo
Se fotografiamo un soggetto in movimento, come ad es il nostro Francesco che sta saltando, dobbiamo decidere se vogliamo ritrarlo perfettamente nitido e quindi completamente "fermo", "congelato", oppure se invece preferiamo che sia mosso, in modo da amplificare il significato del gesto del salto.
Il tempo di posa determina questa differenza fondamentale: un tempo di posa più lento, ad es 1/8 di secondo, darà un effetto di mosso a discapito però della nitidezza; un tempo molto più veloce, 1/250 di secondo, congelerà perfettamente il soggetto che risulterà fermo e al tempo stesso molto nitido.

Scatto a 1/125 di secondo
Pensate invece se vi dovesse capitare di fare delle foto ad un Gran Premio di Formula Uno: cosa fareste? fotografereste una Ferrari che sfreccia a tutta velocità dando il più possibile l'effetto di mosso, oppure la bloccherete completamente quasi come se fosse ferma in panne in mezzo alla pista?







Effetto panning
A questo proposito si è fatto un brevissimo cenno sulla tecnica di scatto detta panning, cioè la capacità di fotografare un soggetto in movimento dando allo sfondo l'effetto di mosso. Ma è meglio non approfondire troppo, per adesso.
La cosa importante da sottolineare è che: bisogna conoscere l'importanza della velocità di scatto (tempo di posa) quando si fa una fotografia.




Scatto eseguito a f2,8
Scatto eseguito a f11
Poniamo ora il caso di dover fotografare un gruppo di persone (ma anche tre come nel nostro caso) che si trovano a diverse distanze dall'obiettivo: cioè su piani focali differenti.
Potremmo avere la necessità di avere tutti i soggetti a fuoco, oppure no. E come facciamo?
Ancora una volta è la tecnica che ci da una mano, per mezzo della profondità di campo.


"la profondità di campo è quello spazio che esiste davanti e dietro ad un soggetto a fuoco, che risulti completamente nitido".

Esistono diversi fattori che incidono sulla profondità di campo, noi ci siamo soffermati sui tre principali: diaframma, lunghezza focale e distanza dal soggetto.
"Più il diaframma sarà chiuso, ad es f22, maggiore sarà la profondità di campo e lo spazio in cui i soggetti sono a fuoco. Al contrario, più sarà aperto, ad es f2, più questo spazio sarà inesistente".
Lo stesso dicasi per la lunghezza focale: un grandangolo (capace di inquadrare un raggio d'azione maggiore rispetto ad un teleobiettivo) avrà una profondità di campo maggiore rispetto ad un teleobiettivo.
Infine la distanza del soggetto: un soggetto a grande distanza ci permetterà di avere inevitabilmente una maggiore profondità di campo rispetto ad un soggetto molto vicino all'obiettivo.

Come ben evidenziato nelle foto che abbiamo scattato con i nostri corsisti, a seconda del tipo di diaframma o lunghezza focale, possiamo decidere se vogliamo tutto a fuoco oppure soltanto il soggetto in primo piano in modo da "evidenziarlo" rispetto a tutto il resto della scena.

Nel realizzare un ritratto, come nel caso di Elda, il fotografo ha ben pensato di porre il soggetto al centro della scena senza che niente dietro di lui potesse distogliere l'attenzione dell'osservatore.
Con una profondità di campo quasi nulla è riuscito perfettamente nel suo intento: voi che dite?




Bene, come abbiamo potuto analizzare attraverso le due lezioni riguardanti la tecnica di base, la prima con la teoria, la seconda in pratica fotografando in studio, possiamo dire tranquillamente che la tecnica è molto importante se vogliamo ottenere dei buoni risultati. Ma soprattutto, la conoscenza della tecnica è indispensabile se vogliamo che questi risultati siano determinati dalle nostre scelte e non dal caso o dall'errore.

Bene, siamo pronti per la quarta lezione: proviamo a scattare qualche foto...






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